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Chi ha paura del 5G?

Ma davvero nel 2020 si può avere paura del 5G?
La risposta corretta è certamente no!

Eppure decine di sindaci in tutta Italia, un po’ per motivi di mero interesse elettorale ed un po’ per compiacere (in cambio di consenso e voti) teorie oscurantiste e complottiste senza né capo né coda, hanno prodotto altrettante ordinanze per vietare l’installazione delle nuove antenne dedicate a questa tecnologia che, nel giro di pochi anni, rivoluzionerà il nostro modo di vivere e di lavorare con gli strumenti di comunicazione attuali e futuri.

Storicamente azioni di questo tipo (che oggi non esiteremo a definire puerili ed a riderci su) ve ne sono state parecchie in tutti i momenti in cui una tecnologia veniva introdotta o prendeva il posto di un’altra in tutti i campi del lavoro e del vivere civile, basti ricordare la paura per le macchine della prima rivoluzione industriale (giustificata in parte dal timore di perdere il proprio lavoro) delle prime lavatrici che entravano nelle case delle famiglie (con le massaie assolutamente contrarie ad usarle) dei primi telefoni cellulari (che comunque erano decisamente più “pericolosi” di quelli odierni in materia di elettrosmog) ed addirittura della TV a colori, che si definiva “altamente pericolosa” per la salute, a differenza di quella in bianco e nero!
Pertanto quelle ordinanze a gran diritto si inseriscono in questo storico e ricorrente filone tecnofobico, con buona pace di coloro che investono, studiano, assumono personale e producono strumenti ed applicazioni per migliorare la vita ed il lavoro di tutti noi, anche sfruttando nuove tecnologie come il 5G.

Da tale punto di vista, successivamente all’entrata in vigore del recente “Decreto Semplificazione”, il Governo ha opportunamente proibito questo tipo di ordinanze assurde, evitando (si spera) altre alzate di ingegno da parte di politici ed amministratori complottisti particolarmente amanti delle numerose fake news in tema, evitando di intralciare ulteriormente il necessario rinnovamento delle infrastrutture e la digitalizzazione del paese.
La disposizione consiste in una modifica all’art. 8 della legge 36/2001 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) che ora ha il seguente tenore:
“I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato”.
Dunque la questione sembrerebbe fortunatamente chiusa e in merito alla legge c’è pure da dire che oltre a impedire azioni inopportune da parte dei Sindaci dei Comuni fissa a livello centrale regole e valori in materia di elettrosmog che, per dirla tutta, in Italia sono tra i più bassi in europa e nel mondo.

Ma venendo al 5G vero e proprio, parrebbe opportuno in queste sede tracciare un brevissimo “Bignami” della tecnologia, nella speranza che tutti i lettori meno “tecnici” possano agevolmente comprendere che questa è un’opportunità straordinaria di crescita e di lavoro anche e soprattutto per una città come Rapallo, che avrà finalmente una seria possibilità di tamponare l’emorragia dei propri giovani costretti ad emigrare in altri luoghi, potendo da qui finalmente lavorare oltre che abitare.

Il 5G è una tecnologia trasmissiva di nuova generazione, rispetto a ciò che normalmente si usa, ma già in studio ed in campo da diversi anni e con un’ottima letteratura scientifica al riguardo la quale da conto di decine e decine di sperimentazioni da parte degli enti abilitanti di tutto il mondo. A scanso di equivoci diciamo subito che in nessuno di questi studi e sperimentazioni sono stati riscontrati problemi alla salute o all’ambiente e basterà analizzare con calma, anche da parte dei non tecnici, le caratteristiche principali per fugare ogni dubbio. La sua estrema velocità (da 10 a 1000 volte superiore al 4G) non è data dall’uso delle bande in sé e per sé ma dai sistemi ottici di trasmissione dati che sono estremamente più preformanti degli attuali.

Ricordando poi che per valutare l’eventuale pericolosità di un sistema trasmissivo si deve osservare la frequenza delle bande utilizzate e la modalità di emissione (non ciò che si trasmette), possiamo dire che il 5G si basa su tre bande di frequenza in gran parte già utilizzate per altri scopi: la banda compresa tra i 694 e i 790 MHz, (la “Banda 700”), quella compresa tra i 3,6 GHZ e i 3,8 GHZ (la “Banda 3,7 GHZ”) e la banda compresa tra i 26,5 e i 27,5 GHZ, (la famosa “Banda 26 GHz” o “millimetrica”).

Il trasmettitore 5G è quello più piccolo in mezzo ai due 4G

La prima è oggi occupata dalle TV DT (digitale terrestre) con moltissimi canali normalmente ricevuti da tutti noi, come ad esempio Sky Uno, Premium Action, Sky Sport Uno HD, Sky Sport Serie A etc. ma pure Real Time, RTL 102.5, HSE24, GIALLO, Super!, DMAX e persino  Padre Pio TV!
Questi canali utilizzano oggi la stessa identica frequenza che utilizzerà il G5 e che, viste le caratteristiche dell’onda, servirà alla nuova super-internet per raggiungere i terminali più lontani utilizzando le sue nuove antenne dedicate a bassissimo consumo ed alta resa.
Secondo le specifiche governative le TV non dovranno necessariamente traslocare ma semplicemente utilizzare una diversa e più moderna codifica di trasmissione del segnale che permetterà loro di ridurre l’occupazione di banda attuale, lasciando dunque spazio al 5G… da qui la necessità di cambiare il TV o aggiungere un decoder recente per ricevere ancora quei canali.

La seconda, la Banda 3,7 Ghz, è attualmente utilizzata dall’esercito italiano e ministero della difesa, ponti radio, collegamenti satellitari e anche il WiMax, ovvero un’altra tipologia di trasmissione internet ormai desueta. In regime di 5G saranno le stesse frequenze di oggi e anche in questo caso la nuova tecnologia semplicemente poggerà su di esse trasmettendo le stesse cose con gli stessi “rischi odierni” (ovvero nessuno) ma ad una velocità decisamente maggiore.

La terza è invece quella maggiormente sotto accusa dai timorosi della tecnologia e dai complottisti più accaniti, essenzialmente perché al momento è quella meno “difendibile” dagli esperti contro le fake news, non essendo utilizzata ancora da nessun sistema di trasmissione.
La sua alta frequenza (rispetto alle altre bande usate) è però bilanciata da una potenza decisamente inferiore di quella utilizzata per le attuali trasmissioni 2G, 3G e 4G (le antenne consumano anche meno e sono decisamente più piccole e meno impattanti di quelle 4G) con relativa capacità di penetrazione nei tessuti umani pressoché nulla, mancandovi l’energia necessaria per causare qualunque tipo di danno.
Il che significa che per utilizzarla serviranno molte più antenne, dato il suo corto raggio di azione e la sua bassa potenza ma pure che non servirà tagliare alcun albero o distruggere manufatti, vista la capacità delle onde elettromagnetiche di rimbalzare sulle superfici ed essere prese in carico per la sua ritrasmissione da un’altra antenna posta nelle vicinanze.

Utilizzando le tre bande qui descritte sono state eseguite migliaia di prove di trasmissione e ricezione in ogni ambiente e non sono stati mai (e si sottolinea… mai) rilevati problemi agli esseri umani, alle piante, agli animali ed a edifici di ogni genere e tipo, inficiando così le teorie complottiste degli uccellini che morivano in volo, degli aerei che perdevano la rotta e persino delle balene che si arenavano sulle spiagge.
Naturalmente meglio non commentare nemmeno la strampalata teoria che vede il 5G come facilitatore del virus SARS-COV2… è imbarazzante solo pensarlo!

L’obiettivo finale di questa tecnologia è dunque consentire una connessione costante di device, strumenti e dispositivi senza tempi di attesa o di scaricamento, potendo così utilizzare in tempo reale ogni tipo di informazione contenuta in un file, in un segnale di streaming, documenti, o azioni, con tempo di caricamento o di risposta pari a zero. Pertanto saranno possibili applicazioni oggi nemmeno pensabili e che diventeranno fondamentali per tutti noi, come la guida autonoma degli autoveicoli (che azzererà di fatto gli incidenti stradali grazie anche a comunicazioni in tempo reali “machine to machine”) ma anche degli aerei, delle petroliere, di un impianto industriale pericoloso o di una piattaforma di trivellazione ovvero ambienti assai rischiosi e poco adatti a garantire la sicurezza del personale umano.
Ma il 5G sarà anche il driver principale per la nuova medicina da remoto (per effettuare interventi chirurgici a distanza da parte dei più grandi medici del mondo), per la misurazione di immense quantità di dati in tempo reale con numerosi sensori dislocati ovunque (ad esempio per aiutarci a prevenire terremoti o altri fenomeni naturali distruttivi) e per il miglioramento dei sistemi di Smart City (che ci aiuteranno a trovare un oggetto, un parcheggio, un documento o un’informazione in un tempo brevissimo).

La guida autonoma, uno degli obiettivi dichiarati della tecnologia 5G

E tutto questo grazie ad operatori in grado di investire grosse somme ed un po’ di antenne a bassissimo consumo e altissima tecnologia installate nei territori di tutto il mondo.

Speriamo dunque che anche alla luce dei recenti interventi europei in tema di Recovery Found questa tecnologia sia velocemente implementata al fine di rendere anche questo paese e questa città un ambiente più efficiente e più favorevole alla vita, al lavoro e alla crescita della propria comunità

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