E’ un placebo con effetti collaterali, il tratteggio che sulle carte del nuovo PUC di Rapallo mostra la soluzione che, nelle intenzioni dell’Amministrazione, dovrebbe alleviare il peso velenoso del traffico che grava su via Mameli. Si tratta di una strada di cornice a mezza altezza, a due corsie, da percorrere come alternativa a via Mameli. Con annessa una pista ciclabile e aiuole ai margini.
Non sono pochi i dubbi intorno a questa soluzione. Eccone alcuni:
- il tragitto non è lineare, ha una lunghezza decisamente più lunga del normale percorso, anche perché sale e scende di quota. Non si può considerare una sorta di tangenziale naturale;
- gli innesti con la viabilità esistente – a valle nei pressi del depuratore, a monte lungo via Santa Maria – non sembrano garantire la scorrevolezza necessaria a rendere appetibile, in termini di tempo, questa alternativa. In certi orari la stessa via Santa Maria è molto trafficata, chi arrivasse dalla strada ipotizzata si troverebbe imbottigliato nel traffico, direzione centro città;
- l’impatto ambientale su una zona di pregio appare significativo; notevole la larghezza dello sbancamento necessario per realizzare un tracciato a due corsie, le aiuole, una pista ciclabile, sicura e degna del nome che porta;
- la pista ciclabile non appare utilizzabile come alternativa ecologica al trasporto quotidiano proprio per la tortuosa lunghezza del tracciato e il dislivello che comporta. Non può essere neppure appetibile sotto il profilo ludico-sportivo: troppo breve il tracciato, isolato da altre vie ciclistiche. In più, se il fine alternativo della strada venisse soddisfatto, perché percorrere una ciclabile dove a fianco sfrecciano le auto?
- a guardar bene, oggi un’alternativa potenziale ci sarebbe – c’è – già: via Mario Puchoz. Almeno in direzione autostrada. Ma nonostante la comodità, a portata di mano superato lo zuccotto di Siggi, sono in pochi ad utilizzarla, anche in caso di gran traffico;
- nell’ordinario il traffico scorre, stanco ma scorre. Paradossalmente è proprio questo il problema: il flusso di auto è in continuo, costante movimento. Illogico, dunque, svoltare per tragitto alternativo così lungo? Ma è proprio l’ordinario che asfissia corsi come via Mameli.
A tirare le somme, questa ipotesi appare come una resa. Guardando quel disegno, appare plastico l’aggiramento del problema. Per anni si sono cercate soluzioni per spostare le buche del golf, nel contempo cercando un percorso che potesse essere davvero alternativo. C’era una volontà di soluzioni vere. Il nuovo Puc cancella ogni ipotesi tangibile, mette una pietra tombale su ogni speranza. Smarca il problema, spunta l’agenda, ma senza concretezza se non imbrattare di auto quel bosco lassù dove ora è tutto in silenzio.
Quelle strade – via Mameli, via Sant’Anna, via Arpinati – sono lasciate in balia di tutto ciò che rotola da e verso Zoagli fino a Portofino. Da cinquant’anni e per i prossimi decenni. Dalle quelle parti l’eco lontano della città che cambia faranno molta fatica a sentirlo.