Il prossimo 5 novembre saranno ottant’anni da uno dei più bui momenti del periodo Resistenziale a Rapallo, ci riferiamo alla fucilazione di due ragazzi senza colpa sul ponte di Sant’Anna. La zona, con l’arrivo dell’autostrada, è stata profondamente rimaneggiata, il ponte di allora abbattuto e sostituito da due ponti, uno per senso di marcia. Anche due case che lo fiancheggiavano sono state abbattute per fare posto alle auto. Resta la lapide che venne apposta a ricordo qualche anno dopo la fine della guerra, e tutti gli anni il 25 aprile, il comune porta la sua corona di alloro. Fino a qualche decennio or sono qualche giorno dopo il 25 aprile lì accanto appariva un mazzo di fiori, dedicato a altri morti.

Foto Anna Traversaro
Le foto della lapide sono di Anna Traversaro

La storia di quel cinque novembre è molto semplice, ed è già stata raccontata. Il quattro novembre di quell’anno, il 1944, una squadra partigiana, appartenente alla Brigata Matteotti (delle Brigate Giustizia e Libertà), scese da San Pietro lungo la strada carrozzabile; arrivata sul ponte tese un agguato al milite delle Brigate Nere (la forza paramilitare fascista) Ferdinando Casassa, uccidendolo. Si disse che lo avevano attirato fin lì con la scusa di una trattativa per uno scambio di prigionieri. Poi i partigiani si allontanarono salendo verso Savagna e Spotà, dileguandosi sui monti.

L’azione venne rivendicata qualche giorno dopo dal comando della Brigata partigiana, scrissero infatti che il Distaccamento autonomo di Giuseppe, durante una ardita azione su Rapallo uccideva in pieno giorno il capo delle Guardie Nere della località e prelevava un altro membro dello stesso Corpo. Mentre il marzo successivo il giornale fascista di Chiavari Fiamma Repubblicana scriveva che il partigiano che aveva ucciso Casanna era un certo Giuseppe Giuffra, il biondo di Cassagna (una località dell’alta Val di Vara). Nella banca dati del Partigianato Ligure di Giuseppe Giuffra ce ne sono tre, tutti di Tribogna, e tutti della Brigata Matteotti. Uno solo ha una anzianità al primo ottobre del 1944, mentre per gli altri due l’anzianità è del marzo successivo.

La reazione fascista fu violenta, e si consumò il giorno dopo. Una squadra di Camicie Nere rapallesi salirono fino a Tonnego, quindi a San Quirico, dove sapevano erano renitenti. Rapinarono generi alimentari nelle case dei contadini, rastrellarono uomini, giovani e meno giovani, che trovarono nelle due località. Alcuni vennero rilasciati, altri arruolati nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana. Ma ai fascisti questo non bastava. Spiotta, il comandante fascista di Chiavari, fece portare a Rapallo due ragazzi, uno aveva diciannove anni, l’altro non è mai stato identificato. Non si sa dove vennero presi, forse erano stati fermati da qualche parte e portati al comando. Portati a Rapallo, vennero fatti marciare, legati uno all’altro per i polsi, lungo via Mameli, fino a Sant’Anna. Qualche testimone dopo la fine della guerra raccontò di questo triste corteo, i due ragazzi davanti, i fascisti dietro.

Arrivati sul ponte, vennero fucilati. In realtà, la fucilazione non fu una cosa semplice. I componenti il plotone, tutti giovanissimi brigatisti rapallesi, si rifiutarono di sparare, secondo testimonianze raccolte. Allora il comandante del plotone, che di anni ne aveva diciannove e abitava a San Pietro, li chiamò vigliacchi e codardi e con una raffica pose fine alla vita dei due ragazzi.

Ancora un anno dopo i fatti il giornale rapallese La Voce del Popolo scrisse che non si sapeva chi fossero, che uno era forse di Sampierdarena, l’altro meridionale. L’identificazione di uno dei due avvenne dopo qualche anno, si chiamava Silvestro Gimorri, ed era di Livorno, anche se era nato a Salernes, in Provenza (probabilmente il padre era emigrato per lavoro) nel maggio del 1925. Ricerche recenti ci dicono che si era arruolato in Marina nel maggio del 1942. L’altro giace nel cimitero di via Cerisola con la scritta Ignoto.

La vicenda ebbe un epilogo il 28 aprile del 1945, sei mesi dopo. Cinque fascisti, tra cui il giovane comandante del plotone di esecuzione del novembre precedente, vennero portati sul ponte a fucilati a loro volta dai partigiani della Matteotti. Il mazzo di fiori che una mano ignota apponeva alla cancellata del golf era dedicato a loro.

Nella foto il ponte originale poco prima della demolizione, intorno al 1964
Nella foto il ponte originale poco prima della demolizione, intorno al 1964