Nell’aprile del 1908 il popolare settimanale La Domenica del Corriere dedicò la copertina a un avvenimento di Rapallo; nel disegno di Achille Beltrame si vedevano due gruppi di persone che si azzuffavano, separati a fatica dai Carabinieri. “Carabinieri che salvano dal furor popolare gli anarchici adunatisi a Rapallo per un comizio proibito dalle autorità” era la didascalia. In effetti una parte delle persone portavano al collo il fiocco nero della tradizione repubblicana e anarchica.
Questa prima pagina è abbastanza conosciuta, si trova con una ricerca su internet, l’originale è in vendita su diversi siti. Meno conosciuto è l’avvenimento che rappresenta, perché, ci si chiede, i Carabinieri, che gli anarchici di solito arrestavano, li avevano questa volta salvati dal furor popolare? Cosa è successo a Rapallo in quell’aprile di tanti anni fa?
Dare una risposta è facile, basta consultare gli archivi e i giornali del tempo, avremo così perfino una doppia versione, una di sinistra e una di destra.
La versione di sinistra è dell’immediato, un lungo articolo del quotidiano genovese Il Lavoro. Era una giornale socialista, sorto da pochi anni; tuttavia i rapporti tra socialisti ed anarchici non erano buoni, nel 1892, quando proprio a Genova era nato il partito dei lavoratori, antesignano del partito socialista, gli anarchici erano stati cacciati dalla sala. Vediamo la cronaca, sotto il titolo: “Il convegno di Rapallo – Le violenze della popolazione”, dove non mancano le critiche verso gli anarchici convenuti a Rapallo.
Era una domenica, 12 aprile 1908, gli anarchici genovesi, spezzini, della Lunigiana, avevano organizzato un incontro privato in una casa di Sant’Anna, pro-vittime politiche e per la rivoluzione in Russia. Il convegno si svolse regolarmente, in tutta tranquillità; tra di essi vi era Pasquale Binazzi della Spezia, direttore del giornale Il Libertario. Alla fine, erano le 13.30, i partecipanti, una trentina, si avviarono verso il centro, dove era stato programmato un comizio, ma che era stato vietato dal sindaco. Gli anarchici, scrive Il Lavoro, non fecero obiezioni al divieto, in attesa di prendere il treno per tornare a casa passeggiarono a piccoli gruppi vicino al mare. Verso le 16, alcune persone, “una folla composta da migliaia di persone” si avvicinarono a uno di questi gruppi e cominciarono a inveire di andare via, che gli anarchici se ne dovevano andare. Sempre secondo il giornale nei giorni precedenti ai rapallesi era stato fatto credere che gli anarchici erano venuti a Rapallo per protestare contro la presenza della zarina madre e di un ex dittatore spagnolo, minacciando così la presenza degli ospiti stranieri che allora erano molto numerosi.
In breve tempo passarono dalle parole ai fatti, aggredendo gli anarchici, che si difendevano, ma i numeri erano di molto sfavorevoli. Fu allora che intervennero i Carabinieri e i poliziotti, i quali, a un certo punto, arrestarono tre anarchici, per cercare di tranquillizzare la folla e per portarli in salvo (infatti vennero rapidamente rilasciati).
Gli anarchici si avviarono malconci verso la stazione, dove i Carabinieri vigilarono fino alla loro partenza.
A questa versione, ne opponiamo un’altra, che però non è coeva, ma è stata scritta ventun anni dopo, nel 1929, sul rapallese Il Mare. Sotto il titolo “Gli anarchici a Rapallo“, il giornale, che, ricordiamolo, era stato fascista dall’inizio e il cui fondatore era stato il primo segretario del partito fascista a Rapallo, ripercorse gli avvenimenti. Con qualche confusione. Ad esempio, scrisse che gli anarchici protestavano contro il generale spagnolo che aveva fatto fucilare l’anarchico Ferrer. Ma Ferrer fu fucilato nel 1909, l’anno successivo. Poi, sostenne che il convegno sarebbe stato organizzato, oltre che per la presenza del generale e della zarina, per protestare contro la non partecipazione dei rapallesi allo sciopero indetto dalla Camera del Lavoro. Ma questo era successo quattro anni prima, nel 1904, quando, lo leggiamo sul settimanale chiavarese Il Comune, in occasione del primo sciopero nazionale, a Rapallo chi propagandava lo sciopero venne aggredito e fatto andare via; mentre a Santa Margherita lo scioperò riuscì. Nel 1904, scrisse Il Mare, i fornai di Rapallo fornirono il pane a Santa Margherita, dove i forni scioperavano.
Questa del 1908 secondo Il Mare era la “seconda clamorosa spedizione punitiva” (la prima sarebbe stata quella dei propagandisti dello sciopero del 1904); a Sant’Anna, scrisse il giornale, gli anarchici si organizzarono, da dove scesero in città “con le tasche gonfie quasi a far capire che le bombe c’erano” e si avviarono verso l’albergo dove c’era la zarina. Ma senza aspettarselo sul Cantiere (il riferimento dovrebbe essere al cantiere navale oltre il Boate, verso il porto) trovarono l’opposizione. “C’eran là dei mucchi di ghiaia e pochi rapallesi che parevano prendere il fresco. Invece presero improvvisamente le pietre e giù, dagli agli anarchici, cominciò la sassaiola. … E dalla sassaiola si arrivò all’attacco diretto, a contatto uomo con uomo, rapallese con anarchico … Confusi, premuti, sanguinanti i poveri incendiari cercavano la fuga senza saper dove … la caccia all’anarchico era aperta e per le vie cittadine; per piazza Cavour la cazzottatura continuò più violenta”. Nella cronaca non si fa alcuna menzione dei Carabinieri, neanche all’inizio dell’articolo che iniziava anch’esso citando la copertina della Domenica del Corriere. Secondo Il Mare la copertina rappresentava gli anarchici in Corso Italia, mentre cercavano di raggiungere la stazione.
Come si vede, il fondo degli avvenimenti è uguale; nel Mare c’è un evidente compiacimento nel ricordare l’uso della violenza contro i sovversivi fino a configurare nell’episodio un prefascismo. Ancora qualche anno e la violenza sarebbe stata usata, nel maggio 1915, contro chi si opponeva all’intervento in guerra. A Rapallo le contestazioni, anche violente, contro il sindaco Lorenzo Ricci, cattolico neutralista durarono tutto il periodo del conflitto e negli anni successivi. E una spedizione punitiva avrebbe portato all’uccisione di un socialista, Giacomo Frantini, nel 1922, ma questa è un’altra storia, già raccontata nei dettagli.