É frequente, quando si leggono storie di città, incontrare quella che di solito viene definita pianta zero, cioè una ipotetica piantina del territorio dove in seguito sarebbero sorti edifici, al momento ancora mancanti. É quindi una cartina che risale molto nel tempo, prima della fondazione della città, ovvero dello stabilirsi di popolazioni in quel luogo. Se ne incontrano di Genova, ad esempio, piantine di un territorio dove si vedono i rii che scendono dalla parte alta, come il rio Carbonara, che sfocia tuttora nel porto antico, il rio Torbido, sotto Madre di Dio, o il rio di Vallechiara, che scende dall’Albergo dei Poveri sotto via delle Fontane. Una pianta dove una lingua di terra rinchiude il Mandraccio, in seguito sarebbe stata ampliata e allungata a formare il Molo Vecchio.

Per Rapallo, non ci risulta che una pianta zero fino ad oggi sia mai stata stata disegnata, né ci risultano gli studi approfonditi che negli ultimi anni sono stati condotti sulla Chiavari medioevale, che hanno permesso di conoscere come si è evoluta la linea della costa dove ora c’è l’abitato, fino all’aspetto attuale.

Proviamo allora, con il poco che abbiamo, ed è veramente poco, a disegnare un profilo di Rapallo prima che si stabilisse l’insediamento sviluppatosi in seguito fino alla Rapallo moderna.

Il primo documento disponibile è una piantina disegnata alcuni decenni fa da un architetto e da un geologo, che illustra come doveva essere Rapallo nel XII secolo. Il primo abitato era sorto solo da qualche secolo lungo la strada che proveniva da Levante e continuava verso Genova, una via tardo-romana, o medioevale che sbucava dalla località Pozzarello (cioè a Levante della foce del San Francesco), attraversava il torrente dove ora c’è il Polipo, procedendo a ridosso del mare lungo l’attuale via Venezia. Accanto, su una piccola altura, sarebbe stata costruita la prima chiesa, l’attuale Oratorio dei Neri. Da dove la via continuava verso Genova risalendo la valle del Boate per evitare le paludi della foce.

C’è un motivo se, a differenza di Chiavari e di Lavagna, le prime case non sono sorte ai piedi delle colline, il motivo è l’acqua stagnante che si trovava a nord e a ovest della piccola altura. Nel XVIII secolo, quando la città decise di costruire una strada (l’attuale Corso Italia) che collegasse il centro con il convento degli Agostiniani (il vecchio ospedale), si parlava delle paludi di quegli orti che si trovavano sul tracciato, e ancora di asciugarsi le paludi e toglier via l’acque stagnanti che infettano l’aria. In un articolo pubblicato alcuni anni fa, si legge che di recente in uno scavo sotto via della Vittoria sono stati ritrovati resti di canne palustri. Da ricordi personali, sappiamo anche che in occasione delle alluvioni dei primi anni sessanta (1961 e 1963) quando ancora non era stato realizzato il canale di scolo parallelo al San Francesco, l’acqua del torrente invadeva la città scendendo da corso Assereto, corso Italia e raggiungeva piazza Cavour.

La nostra ipotesi, che tale è e che non è suffragata da elementi scientifici significativi, è che in un periodo certamente precedente alla tarda romanità la pianta zero di Rapallo possa essere stata questa che abbiamo provato a disegnare. Che in seguito è stata modificata dai detriti portati dai torrenti, in un periodo freddo e piovoso, la cosiddetta piccola glaciazione della tarda età antica, tra il 450 e il 700 d.C. Di recente uno storico americano in uno studio molto accurato (Kyle Harper, Il destino di Roma) ha sostenuto che fu proprio questa piccola glaciazione che dette il colpo di grazia all’Impero Romano, accelerando la sua caduta. Dopo il 450 d.C. l’emisfero boreale passò rapidamente da un periodo secco a un periodo umido, con piogge abbondanti; dopo il 530 d.C. il mondo ebbe un anno senza estate. Il sole aveva una luce smorzata, come se ci fosse una eclisse. Le temperature diminuirono di alcuni gradi in Europa, i ghiacciai alpini riconquistarono le valli che avevano abbandonato da tempo. Questo periodo durò fino al 680 d.C. Le cause, secondo ricercatori contemporanei citati dallo storico, dovrebbero essere state le numerose e grandiose eruzioni vulcaniche del periodo, unite ad altri fenomeni dell’atmosfera.

Nella nostra cartina emerge, nel mezzo del golfo di Rapallo, un isolotto, l’altura dove in seguito sarebbe stata costruita la prima pieve. I detriti dei torrenti riempirono lo spazio tra di esso e le colline, mentre a levante il mare in burrasca gettò la ghiaia sulla quale i viandanti, giungendo da est avrebbero iniziato a passare segnando così quella che un giorno sarebbe stata via Venezia. Lungo la quale qualche secolo più tardi sarebbero state erette le prime case.