Quest’anno la celebrazione del 25 Aprile è un anniversario tondo, ottant’anni. Una di quelle occasioni alle quali si vuole dare un rilievo particolare, infatti a Genova, città che come tutti sappiamo, si è liberata prima dell’arrivo degli Alleati, viene il Presidente della Repubblica.

Anche Rapallo si è liberata da sola, nessuno lo ricorda mai, ma quando gli Alleati, verso le 11 del 25 aprile, si affacciarono sul torrente San Francesco arrivando da Chiavari, in Comune si era insediata la nuova giunta emanazione del Comitato di Liberazione, i fascisti e i tedeschi rimasti erano asserragliati nella casa del fascio, dove ora è il commissariato di PS, ad attendere di arrendersi (su questo punto c’è una chiarissima lettera del dottor Manlio Piaggio).

Il sacrificio di sei partigiani della Brigata Giustizia e Libertà fucilati al muraglione era avvenuto solo da poche ore, un altro collaboratore di Giustizia e Libertà era caduto, anch’egli colpito da fuoco tedesco, sul San Francesco. Detto per inciso, attendiamo la ricollocazione della targa sul luogo del sacrificio Lastra al rapallese Giovanni Pittau | Pietre della Memoria.

Anche Rapallo, come Genova quindi, non ha atteso dietro le porte e le finestre chiuse e sbarrate l’arrivo della Liberazione, ma alcuni suoi figli sono scesi dai monti per affrontare i nazifascisti.

Se questa discesa sia stata utile e opportuna non è qui il caso dibattere, certamente questo sacrificio aggiunge una dimensione morale alla nostra Liberazione, c’è l’impegno di chi ha voluto smarcarsi dalla zona grigia e affrontare il nemico. Insieme ai rapallesi che il 25 Aprile combattevano in altre parti della Liguria e d’Italia, e a chi il 25 Aprile non vide, caduto nella lotta.

Sono passati ottant’anni, ormai di coloro che hanno direttamente partecipato alla lotta di Liberazione quasi non ce ne sono più. Rischia di sparire anche la memoria.

I ricordi, le storie della Resistenza hanno segnato tutto un periodo della storia d’Italia, soprattutto a partire dagli anni sessanta. Molti di noi hanno letto le storie più popolari, ne hanno sentito i canti. I suoi valori venivano raccontati nelle scuole, e nelle scuole venivano banditi concorsi. Chi ricorda oggi il bando provinciale per un tema sui valori della Resistenza, queste erano le parole esatte, che negli anni settanta portava ogni anno gli studenti vincitori a Roma o in Europa? Una volta toccò anche all’autore di queste righe.

Qualche giorno fa, un noto giornalista (Aldo Cazzullo) scriveva sul Corriere della Sera “…basta farsi un giro sui social per rendersi conto che la Resistenza è sconosciuta e nello stesso tempo impopolare.” E’ una affermazione che non condividiamo, anche considerando l’effetto bolla dei social (secondo il quale l’algoritmo dei social rimanda a post e commenti in linea con i nostri). Le manifestazioni del 25 Aprile sono sempre frequentate, in primavera sono segnalate presentazioni di libri di carattere resistenziale e di film. No, lo spirito della Liberazione non è morto in Italia, almeno nell’Italia che conosciamo, l’Italia dove si è esercitato prima lo squadrismo e poi la lotta di liberazione. Come potrebbe essere morto?

Lo spirito della Liberazione è la libertà ritrovata, la lotta politica, la gioia di vivere contro il culto della morte. E’ la fraternità tra i compagni di lotta. E’ anche l’amicizia tra i popoli europei affratellati dalla lotta all’oppressore. E’ subito dopo la fine della guerra che in Europa è sorto il desiderio di unire nazioni che fino a qualche anno prima si erano combattute, nazioni che avevano radice nel Rinascimento, nell’Illuminismo e nel Romanticismo.

Se oggi noi possiamo muoverci liberamente in Europa, stabilirci là dove troviamo un lavoro o semplicemente ci piace, se abbiamo dei diritti e dei doveri uguali ovunque, lo dobbiamo anche al grande spirito della Resistenza, che non è solo la Resistenza Italiana, è la Resistenza Europea al nazifascismo.

Quando il prossimo 25 Aprile ci recheremo al muraglione antisbarco, là dove sei partigiani giellisti sono morti, ricordiamoci di tutti i caduti, in Italia e fuori. Accanto a Angelo Mascheroni, Guido Vallero, Giuseppe Marzullo, Ugo Campodonico, Roberto Pendola e Del Mulin ricordiamo Missak Manouchian e gli altri fucilati al Mont Valerien a Parigi nel 1944 (Una Resistenza europea – Piazza Cavour), ricordiamo Hans e Sofie Scholl giustiziati a Monaco di Baviera nel 1943 per essersi opposti al nazismo.

Anch’essi sono morti per un’Europa libera e unita.

Tre degli uomini fucilati al muraglione di Rapallo, nella notte tra il 24 ed il 25 Aprile 1945. Da sinistra Angelo Mascheroni, Ugo Campodonico, Roberto Pendola
Tre degli uomini fucilati al muraglione di Rapallo, nella notte tra il 24 ed il 25 Aprile 1945. Da sinistra Angelo Mascheroni, Ugo Campodonico, Roberto Pendola
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Agostino Pendola
Ormai pensionato dopo molti anni nella pubblica amministrazione, posso occuparmi delle cose che mi interessano. Tra le quali c'è certamente Mazzini e il mazzinianesimo, tra il Tigullio e Genova.