Non avevo ancora 14 anni quando quasi all’improvviso lasciai Rapallo, la mia scuola ed i miei amici per andare a vivere in Fontanabuona, al seguito di mio papà e della sua attività di commerciante. Ci rimasi diverso tempo ed ho ancora impresse nella mente le decine di accosti con la sua auto per permettermi di far un po’ calare la nausea generatami da tutte quelle curve che ci separavano da Chiavari o peggio ancora da Rapallo che ancora rappresentava un importante centro di interesse per me e per la famiglia…. E tutte le volte che sul lato della strada cercavo di respirare per riprendermi un poco e poter continuare il viaggio, mi risuonavano nella testa le parole della fioraia del paese, del barista, del ferramenta, del macellaio e del calzolaio che dicevano, quasi in coro: “tranquillo…! fra poco faranno il tunnel con Rapallo e tutto sarà più semplice e veloce”.
Era il 1983…. Come noto quel tunnel, ad oggi, non è mai stato scavato da nessuno.
Ma continuamente se n’è discusso… spesso a vuoto, spesso senza un vero interlocutore ed altrettanto spesso senza pretendere di essere ascoltati. Ed oggi, dopo quasi 39 anni, è concreta la sensazione che qualcosa si stia muovendo… e secondo me questa è davvero una buona notizia.
Nel novembre 2021 al teatro di Cicagna (un bellissimo teatro… beati loro) si è tenuta un’assemblea pubblica convocata da Confindustria Tigullio nella quale è stato fatto il punto dell’opera e verificati i passi futuri per mettere a terra il finanziamento ad essa dedicato.
In quella sede si è parlato di ben 930 milioni di euro da destinare alla realizzazione di “ulteriori viabilità d’accesso della città di Genova all’Autostrada” ovvero il tunnel subportuale di Genova e lo svincolo con collegamento alla viabilità autostradale dell’A12 in località Ferrada di Moconesi. Sembra che alla prima opera siano destinati 700 milioni, mentre al tunnel più svincolo i rimanenti 230… e se ne mancheranno si potranno reperire ulteriori risorse dalle tariffe autostradali.
Dunque il tutto questa volta sembrerebbe essere ben coperto.
Intorno all’opera si scorgono poi chiari e saldi gli intenti unitari di tutti i soggetti coinvolti: da Toti a Bucci, dai parlamentari di zona ai sindaci della Fontanabuona, da quelli della costa alle categorie economiche e sociali e persino le forze politiche sembrano più o meno concordi.
Di conseguenza dove potrebbe essere l’inghippo e, soprattutto, dove potrebbero essere i punti di attenzione tali da indurre qualcuno a ripensare un’opera che parrebbe essere assolutamente ben voluta da tutti?
Proviamo in questa sede a fare gli avvocati del diavolo ed a riflettere su alcune questioni non sempre davvero approfondite da autorità ed enti competenti, preferendo essi concentrarsi sugli aspetti tecnici ed economici del progetto e meno su quelli che qui si andranno ad analizzare.
Innanzitutto è giusto dire che questa opera non rappresenta soltanto un semplice collegamento autostradale tra due zone altrimenti raggiungibili ma… l’unione di due realtà che da sempre vivono in modi talmente diversi da apparire assai più distanti di quanto in effetti non siano. Il Tigullio come ben si sa è un luogo turistico che vive di “stagioni” e che alterna momenti di pesante calma ad altri in cui le giornate sono assai caotiche e difficili da vivere… mentre la Fontanabuona è da sempre una zona tranquilla, laboriosa, con un numero di abitanti sostenibile (anche se attualmente in deciso ribasso rispetto al numero storico: 15.000 c.ca contro i 29.000 di 4 decenni fa) ma con una qualità della vita tutto sommato buona.
Inoltre il Tigullio (in particolare quello occidentale) non ha mai avuto una vera vocazione industriale o artigianale, se si eccettuano alcune poche realtà storiche che però non sono mai state sufficienti a fornire agli abitanti un’alternativa professionale a quella del turismo. Di sicuro è una questione di spazi e di storia molto legata all’accoglienza e ricettività mentre la Fontanabuona è zona da sempre manifatturiera, addirittura zona mineraria con notevoli realtà estrattive ancora funzionanti.
Poi, come noto, sono insediate in essa numerose attività artigianali di qualità e di una certa dimensione, potenzialmente in grado di assorbire forze dai paesi limitrofi…. meglio si legga dai paesi “facilmente raggiungibili”.
Di contro la Valle presenta una vocazione turistica sostanzialmente inespressa, con interessanti potenzialità da sfruttare in un contesto moderno e di possibile grande impatto mediatico.
La dimensione abitativa delle due zone è poi particolare: la costa è urbanizzata al massimo con capacità ricettive importanti e disponibilità elevate di abitazioni benchè i prezzi delle stesse non siano sempre convenienti, l’entroterra è invece (fortunatamente) ancora poco edificata e le case sono concentrate in piccoli paesi con prezzi al metro quadro in grado di entrare facilmente in concorrenza con alcune zone del versante costiero collinare o sufficientemente lontane dal mare.
L’analisi di queste particolarità dei due contesti disegna nuovi scenari e nuove opportunità di interazione tra i territori i quali dovranno essere ben valutati se si vorrà dar vita ad una realtà nuova ed efficiente, ovvero sostenibile, come si preferisce affermare oggi.
Sono infatti pensabili sin d’ora alcuni scenari possibili o addirittura assai probabili, ad esempio:
a) Alta Fontanabuona come futura zona industriale di Rapallo, con allargamento delle aree artigianali presenti in valle da parte di imprenditori del Tigullio che ad oggi per impiantare un capannone avevano a disposizione solo la zona di San Pietro (carissima e senza più spazi) e di Santa Maria (non davvero artigianale).
oppure:
b) Rapallo come naturale sbocco commerciale di diverse attività di manifattura e distribuzione di beni fontanini (in particolare agricoli ma anche mobili ed i prodotti di svariati altri opifici) che con il tunnel potrebbero facilmente essere trasportati e smerciati in diversi esercizi commerciali costieri oggi vuoti o sottoutilizzati.
o ancora:
c) Rinnovo dell’offerta di accoglienza turistica della valle che, grazie ad una migliore raggiungibilità, potrebbe inserirsi a buon diritto in un mercato del moderno turismo sostenibile se (e sottolineo se) l’apertura al grande pubblico rispetterà gli antichi borghi e se le comunità autoctone riusciranno ad organizzarsi per offrire ospitalità ed iniziative come richiesto dagli attuali standard turistici di settore. Magari il tutto in coordinamento con le iniziative turistiche balneari della vicina Rapallo o, ancora meglio, come allargamento dell’offerta turistica costiera tramite un nuovo panel fatto di naturalismo, sentieri e percorsi mare-entroterra rivitalizzati da aperture di nuove aree naturali da fruire e paesaggi da valorizzare al massimo.
E’ chiaro ed evidente che tutto ciò dovrà inserirsi in un contesto adeguatamente studiato e, se necessario, ripensato viste le indubbie ripercussioni che vi saranno sia dal punto di vista del tessuto economico – sociale e sia delle infrastrutture preesistenti. Non tanto perché ad oggi si prevedano spostamenti eccezionali di persone da una parte o dall’altra bensì perché la fisionomia di Rapallo e della Valle con il tempo muterà sicuramente, favorendo nuove abitazioni, nuovi insediamenti industriali ed artigianali, nuovi centri logistici e diversi mezzi di trasporto su gomma che approfitteranno di tutte le novità qui accennate per far viaggiare velocemente beni e materie prime tra i due mondi, andando notevolmente a gravare su ciò che già esiste.
Il traffico di sicuro aumenterà, ma ciò non dovrebbe rappresentare un problema se da qui ad allora si sarà provveduto a limitarlo oppure ad abbatterlo mettendo in campo tutto ciò che è possibile per una sua corretta gestione. E qui ci si riferisce a tutte le altre opere ed iniziative del versante costiero tristemente congelate, come il tunnel per Santa Margherita Ligure, la nuova strada Casello Rapallo – Centro, la strada collinare, le strade frazionali, i parcheggi di interscambio, i silos, il trasporto pubblico capillare ed altre idee bloccate da anni di chiacchiere ed inattività.
Naturalmente anche la valle dovrà effettuare un bel po’ di restyling per poter presentarsi pronta all’appuntamento con il proprio futuro: dovrà finalmente ed una volta per tutte mettere in sicurezza la famigerata SS 225, oggi come ieri vetusta e a tratti assai pericolosa. Dovrà costruire marciapiedi praticamente assenti in tutto il suo percorso e percorsi ciclistici per i nuovi turisti richiamati dalla nuova realtà e soprattutto modernizzare le proprie utenze in termini di connettività telefonica, internet e, banalmente, la luce elettrica che spesso ancora oggi genera problemi ad industrie ed abitazioni.
Non è poi escluso che il tunnel e lo svincolo rapallese siano in realtà soltanto il primo nucleo di quella famosa Gronda di Levante che raddoppierebbe l’autostrada A12 (in maggior parte in galleria) per sottrarsi al tragico giogo del nodo di Genova ormai pacificamente considerato inadeguato da tutti per fare quasi tutto…. In particolare per collegare una futura zona ad alta vocazione turistica e manifatturiera da più di 130.000 abitanti (Tigullio più Fontanabuona, attuale stima) con le regioni del nord Italia ed Europa.
Insomma, siamo sicuramente di fronte ad una grande opportunità di rilancio di un territorio che da lì a poco, se pensato e coordinato con intelligenza e capacità, potrebbe rappresentare una possibilità concreta di vita e lavoro in uno dei posti più belli d’Italia. Un luogo che potrebbe competere sul serio con il sud della Francia che da sempre coniuga in modo esemplare turismo e industria, internazionalità e tradizione, jet-set e mano d’opera, in un ambiente adatto a tutti e di estremo richiamo per coloro che vogliono aumentare la propria qualità della vita.
Io sinceramente me lo auguro!
Altro che emigrare a Milano!