Sergio Mattarella rieletto alla Presidenza della Repubblica è una buona notizia.

Alla fine di una settimana sempre più al ribasso tra autocandidature impresentabili, nomi e persone gettati scriteriatamente all’ammasso, ambizioni senza stoffa, scarso senso delle istituzioni, è emersa la scelta migliore.

Il presidente Mattarella da tempo aveva fiutato il “pericolo”, in molti modi aveva detto che non sarebbe stato disponibile alla sua rielezione. L’ha detto da uomo di Stato, conscio che ad un settennato – in democrazia un periodo molto lungo per qualsiasi carica, figuriamoci per quella più alta – è bene non ne segua un altro. La Costituzione non lo vieta, ma il suo senso lo richiede.

Dunque, la Repubblica chiede ad un uomo di accollarsi un sacrificio. Perché è Mattarella che si prende in carico il peso del paese e dei suoi malesseri e non viceversa come sarebbe stato logico che fosse. La stortura è evidente ed è bene che si creino le condizioni da subito a che nulla del genere più accada.

La figura di Mattarella emerge come quella di un gigante. Raramente, al termine del mandato di una carica più o meno importante, sia o no elettiva, abbiamo percepito una tale freschezza. Questa sensazione rende immediata la percezione del lavoro fatto dal Presidente. Mattarella è stato un interprete ideale del ruolo che ha occupato. Non una figura super partes (che è una vulgata, se una persona pensa non può essere tale), ma una persona in grado di mettere in campo sensibilità istituzionale, capacità politica per mettersi a servizio delle diverse parti.

Una lezione che non è stata ancora compresa da chi, un questa fase ha agito con il scopo di vincere la partita. Emerge evidente, che c’è una parte consistente del palazzo che appare impreparata – vuoi per ignoranza, vuoi per capacità, sensibilità, modi o strategie – al ruolo che occupa. E questo è un problema, per tutto il paese.

Oggi è una buona giornata. Perché questo non è un bis. E’ un nuovo inizio.