Sui giornali locali da diversi giorni tiene banco un progetto di riqualificazione dell’area del campo sportivo Macera che rimembra ed attualizza quello dello sfortunato “Central Park” di inizio secolo. Si parla infatti di un grande supermarket (Esselunga, Conad e probabilmente altri soggetti) che poggerà i suoi innumerevoli scaffali sul soffitto di un parcheggio sotterraneo da centinaia di posti auto e che a sua volta fungerà da soletta per il nuovo campo da calcio da costruirsi sulla sommità, comprensivo di spalti, tribune, spogliatoi e tabelloni luminosi!
Ma c’è di più: anche Croce Bianca, Avis, Bocciofila e Piazza Cile sarebbero impattate e forse ricostruite, guadagnando ciascuna una propria fetta di riqualifica in salsa moderna e multiuso con allargamenti degli spazi di ciascuno, revisione delle strutture per pubblico e sportivi e pedonalizzazione della piazza per un uso non meglio precisato.

Inutile dire che una simile proposta progettuale riguardante una delle zone da sempre più in sofferenza dell’intera città lasci tutti piuttosto perplessi e meditabondi… non solo perché sostanzialmente inaspettata ma soprattutto in quanto ricchissima di (annunciate) novità e di utilizzi variegati che al momento è difficile apprezzare, sembrando il tutto una lunga e pittoresca sequenza di idee in libertà che casualmente convergono su un unico progetto e luogo fisico.

Per commentare la cosa cerchiamo di procedere con ordine, sgombrando il campo da pregiudizi e facili invettive in cui un articolo come questo potrebbe facilmente imbattersi:

  • chi scrive non è affatto contrario ai supermercati e alla GDO in generale, ritenendo, anzi, la stessa una attività economica fondamentale in grado di creare molti posti di lavoro e rendere migliore e più democratica la spesa delle famiglie.
  • come già in precedenza scritto qui, ritengo indispensabile che il piccolo commercio si modifichi e modernizzi, differenziandosi dalle modalità e tipologie di vendita dei supermercati e diventando qualcosa di complementare o addirittura di molto diverso da questi. I negozi devono creare nuovi e redditizi spazi economici che permettano loro di vivere e prosperare meglio e più di un tempo.
    Pertanto, secondo me, i supermercati non uccidono il piccolo commercio… se quest’ultimo non glielo permette.
  • l’area di via Libertà / Via Torino / Piazza Primi / Piazza Chile, a mio modo di vedere, ha da tempo assoluto bisogno di una riqualificazione in termini di servizi, fruibilità, vivibilità e (perché no) appeal, visto che rappresenta una delle zone più trascurate della città, in preda ad un traffico insostenibile, alla confusione, al cemento che si deprezza e allo smog che ha raggiunto valori insostenibili per qualunque luogo. Addirittura ritengo che quella zona rappresenti plasticamente una delle icone più riconoscibili della rapallizzazione del secolo scorso e che sia necessario modificarla nel più breve tempo possibile.

Ciò detto, sembra però che ad una prima vista quanto proposto sia sostanzialmente poco utile (per non dire di peggio) non andando a soddisfare nessuno dei punti qui sopra elencati e potenzialmente andando a radicalizzare una situazione già critica di per sé.

Innanzitutto, inserire un nuovo supermercato in quell’area (e visti i nomi in ballo con ogni probabilità non stiamo parlando di un piccolo store di quartiere, tipo il nuovo “Penny” di via Milano, per intenderci) significa portare proprio lì un enorme traffico veicolare “di destinazione” (e non “di passaggio”) in grado di bloccare interamente la zona e pure il “salotto buono” che sta oltre il ponte della ferrovia, visto che la stessa è al contempo sia una zona di transito che residenziale. Così facendo sarebbero poi del tutto inutilizzabili per i cittadini residenti ed i turisti sia i nuovi parcheggi creati (utilizzabili solo per il market, come avviene in altri store Esselunga o Conad in giro per l’Italia) che la creazione di nuovi sbocchi stradali e collegamenti tra le vie. La zona è infatti assai fragile, carente di parcheggi e profondamente urbanizzata, dunque non in grado di reggere alcun nuovo flusso veicolare in aggiunta a quello attuale.

Esselunga, PiazzaCavour.it, Rapallo
Un iperstore Esselunga – In effetti sul suo tetto un campo da calcio ci sta, eccome!

Inoltre convertire la bocciofila in palazzetto dello sport, visti gli esigui spazi che avanzerebbero dalla costruzione principale dedicata al calcio ed al supermercato, costringerebbero i progettisti a creare una mini-bocciofila dentro ad un mini-palazzetto che dovrebbe ospitare anche altri sport… i quali dovrebbero fare i conti con delle installazioni permanenti (piste da bocce) con cui convivere.
Vero è che tutto si può fare e la nostra fiducia nei confronti dei grandi progettisti ed architetti urbani è altissima ma…  sarebbe meglio progettare e comunicare il tutto laddove si siano già pensate e risolte queste criticità, evitando di presentare piani di sviluppo affetti da nanismo e sostanzialmente inutili per non dire dannosi.

Sempre in tema di riqualificazione di attività esistenti bisognerebbe poi capire se Croce Bianca e Avis, al momento dotate di uffici e ambulatori più che dignitosi, ci guadagnerebbero per davvero da quest’opera, e se non rischiassero di ritrovarsi persino con qualcosa di meno. Anche in questo caso una progettazione più di dettaglio e condivisa potrebbe risolvere l’arcano.

In più l’esigenza di verde pubblico deve necessariamente includere la riconversione di piazza Chile in un giardino al servizio del quartiere. Deve essere pedonalizzata e liberata dai parcheggi a raso che costituiscono oggi uno dei suoi peggiori motivi di degrado. Si sottolinea infatti che questo è l’unico e solo modo per riqualificare davvero l’area, non rappresentando affatto un aspetto secondario o collaterale al resto del progetto.

Ecco dunque che occorre al più presto indire un’assemblea pubblica per valutare tutti insieme un progetto di dettaglio, aperto alle idee dei residenti e degli abitanti della città, per rendersi conto delle effettive esigenze della zona e di ciò che pensano e vorrebbero i cittadini davanti alle loro case. In quel contesto di dibattito e condivisione tutte le idee andrebbero poi indirizzate con moduli progettuali ad hoc ed armonicamente inseriti in un più vasto piano di miglioramento dell’area e della città. Questo secondo noi è il modo migliore per far crescere una parte preziosissima di Rapallo, qualunque presa di posizione calata dall’alto e non adeguatamente condivisa sarebbe un altra pesante iattura che si poserebbe nuovamente sulla città e sul quartiere.

Ma se l’assemblea ci sarà, la prima cosa che ci viene in mente di proporre, se fosse praticabile e se potesse usufruire di un proprio finanziamento che non fosse quello delle grandi catene citate, potrebbe essere la sostituzione del supermarket con una galleria commerciale di negozi della zona e nuove attività legate al turismo e alla valorizzazione di prodotti del territorio, ovvero una struttura decisamente più adatta al centro di una cittadina turistica che eviti l’ingolfamento di mezzi e veicoli tipico di un mega centro commerciale di periferia.  Ciò significa che la gara dovrebbe essere aperta a soggetti diversi da quelli appartenenti al solo mercato della GDO e qui sarà proprio il Comune che dovrà decidere in merito ai partecipanti, nella speranza che non ci si limiti a valutare progetti creati con soldi facili… ma brutti!

Inoltre bocciofila e palazzetto dello sport potrebbero essere spostati nell’area dell’attuale piscina la quale andrebbe sottoposta ad una totale revisione in chiave moderna e di rilevanza più che locale. Di questo tema, come noto ai nostri lettori, abbiamo parlato altre volte (qui, qui e qui).
L’area su cui sorge il circolo potrebbe quindi essere utilizzata per un parco giochi cittadino e/o per fornire ambulatori e spazi a Croce bianca ed Avis collegandosi in tutto e per tutto ad una piazza Chile pedonale e, stavolta si, adibita a verde pubblico visto che i parcheggi di oggi sarebbero comunque spostati in sotterranea sotto il nuovo campo da calcio.

Insomma, quello che qui si vuole dire con forza è che quella parte di Rapallo NON è una periferia da rigenerare con un asettico disegno di attività economiche pesanti e applicazioni di logistica pura… bensì una parte del centro che merita di tornare ad essere vivibile e di recuperare valore, appeal e prestigio. Il tutto deve però avvenire per mezzo di un progetto sostenibile, che rispetti la naturale vocazione della zona ed i desiderata delle persone: non si può infatti fare a meno di comprendere che quel luogo, oggi e domani, non può permettersi di attirare dentro se altro traffico senza pensare alle conseguenze. Si tratta di un’area fondamentale per la città, che ha bisogno di tornare ad essere un luogo davvero importante non solo a parole, vivibile e che merita un progetto che possa rivalutare tutte le proprietà immobiliari prospicienti anche con idee nuove e non necessariamente legate a classici e facili schemi di collaborazione pubblico-privato dove il primo si accontenta delle piccole concessioni misericordiosamente concesse dal secondo.
Ma soprattutto ha la necessità di fornire ai residenti una qualità della vita assai migliore di quella attuale, al fine di non costringere gli stessi a scappare altrove visto il concreto rischio di non poter più vivere in modo sereno il vero cuore pulsante della città.